“Talvolta dimentichiamo che la vita ha due bordi.
Nasciamo e la corrente della vita ci porta inevitabilmente alla morte.
Anche il Cammino ha due bordi, l’inizio e la fine, il dentro e il fuori, la realtà e l’irrealtà, che spesso si mescolano; materia e spirito vanno insieme.
Dice il poeta che il Cammino si fa andando; non esiste un Cammino uguale per tutti.
Esiste il Cammino fatto con le nostre orme, che, una volta impresse, segnano il nostro passato, che non potremo più modificare.
Il Cammino è in realtà, il nostro cammino, passo dopo passo, caratterizzato dalla nostra soggettività.
Il Cammino va diritto, serpeggia, sale, scende, guada fiumi, attraversa ponti, si fa facile o difficile, ha le sue pause; ha i suoi incontri con persone diverse, con le loro storie, che diventano la tua storia.
Io non sono un “pellegrino”, mi definisco piuttosto un camminante curioso, che osserva quel mondo pieno di racconti antichi e nuovi, che si ritrova, poi, a provare sentimenti semplici ed essenziali che ritmano la vita di ogni giorno, con l’alzarsi all’alba, vestirsi, infilare gli scarponi, prendere lo zaino in spalla ed iniziare a camminare, bere un sorso di acqua fresca ad una fonte, mangiare quando sei stanco ed hai fame, fermarsi a meditare all’ombra di una silenziosa navata, fare amicizia con chi fa la tua stessa strada.
Ma lo zaino pesa; è una sensazione costante che non puoi dimenticare.
Dovrebbe pesare non più de 10% del tuo peso, che supera invece abbondantemente.
E’ come il peso degli impegni che prendiamo durante la vita.
Il Cammino, in realtà, anche se percorri tanti chilometri, non ti porta da nessuna parte.
Forse ti avvicina più a te stesso, mantenendo comunque la direzione scelta, verso lo scopo e quel luogo, dove l’odio e l’indifferenza lasciano il posto alla fratellanza.”

– Dominigu Soza –
24 Luglio 2010

tratto da http://www.auser.sardegna.it