C’è chi parte da Sarria con la pila in testa, c’è chi attende i primi raggi del sole; tutti camminiamo con un vigore crescente condividendo sul gruppo WhatsApp, immagini e filmati.
La curiosità di Cecilia, che da casa ci segue collegata sul web, è appagata dai fiori con cui le auguriamo buongiorno; è rallegrata dai saluti che persino galline, cavalli e mucche le han voluto dare; è soddisfatta dalla diretta Skype con cui, alternativamente, le facciamo da Ciceroni, oggi più alla scoperta dei paesaggi che delle chiese.
La Croce è sempre lì a ricordarci che nel nostro Cammino qualcuno ci accompagna per mano.
Guardando una ragnatela c’è chi condivide un pensiero: “Le nostre paure sono come i fili di una ragnatela: rimanerci invischiati equivale a morire. Quando le distinguiamo cerchiamo di distruggerle o evitiamole volando più avanti. Ultreya”
Altri che immortalano l’alba, mentre qualcuno raccoglie saluti su un sentiero sempre più affollato, altri ancora che colgono l’attimo in cui il sole fa ardere il cuore di un albero.
Poi troviamo mucche che donano latte al ritmo di musica; musica celtica uscire dalla cornamusa di un musicista dei boschi.
Arriviamo a Pontemarin e inviamo un saluto a Cecilia; più tardi, a Melide, i saluti si tradurranno in emozioni.
Festeggiamo Marco davanti al pulpo e mettiamo energia nella piazza che si appresta ad affrontare una notte dai decibel molto alti.
Noi rientriamo, domattina ci attende l’ultima tappa che ci porterà alla Cattedrale di Santiago de Compostela.
Tra i messaggi di buonanotte ecco la gratitudine sbocciare sulla tastiera di Stefano: “Grazie a chi è stato, a chi è e a chi sarà. A chi ci ha preceduto in questa esperienza che in ogni singolo momento svela la sua bellezza, la profondità di sentimenti e gesti di chi ha sperimentato la condivisione in questo cammino – con e per – Cecilia che è con noi il presente e lo sarà nel ricordo e nel sorriso.”
E sarà l’alba, poi il giorno e poi la notte: io camminerò nella mente e nel cuore di chi tengo stretto nel cuore.
Ultreya y Suseya